Le osservazioni, di Jane Harris

Le osservazioni, di Jane Harris

(da Roberta’s Bookshelf)

Bessy Bucley è una ragazzina sveglia, e se abbandona la strada principale che porta da Glasgow a Edimburgo (attraversando la zona chiamata Terra del Diavolo) non appena intravede un paio di poliziotti a cavallo, ci sarà un perché. La strada secondaria porta a ‘Castle Haivers’ e Bessy è curiosa di vedere un castello (uno dei motivi per cui si sta recando a Edimburgo è proprio visitare il castello, farsi assumere da una famiglia ricca e possibilmente sposare un nobile). Castle Haivers si rivela però una tenuta non particolarmente ben messa, casa della famiglia Reid, e Bessy si ritrova quasi per caso assunta come ragazza dentro-fuori (quindi cuoca, cameriera, governante con mansioni anche esterne relative ovviamente all’orto e all’allevamento degli animali di corte). La padrona, Arabella Reid, è giovane e bella e Bessy si affeziona fin da subito, nonostante il duro lavoro e gli stravaganti compiti che Arabella richiede (per esempio scrivere quotidianamente un diario). Ben presto però la curiosità di Bessy le fa scoprire qualcosa sulla padrona che la fa decisamente arrabbiare. Il suo desiderio di vendetta scatena una serie di eventi imprevedibili che, uniti al ritorno del passato di Bessy, non proprio candido, creano un’atmosfera di tensione e inquietudine.

Le osservazioni è un romanzo vittoriano, ma è importante capire che lo è solo perché il periodo in cui è ambientato è quello, mentre l’atmosfera, la trama, il linguaggio sono completamente diversi da quelli solitamente utilizzati in questo genere. Il linguaggio di Bessy è fortemente colloquiale e, soprattutto all’inizio del romanzo*, scurrile, volgare. La sua intelligenza, il suo senso dell’umorismo e l’indistruttibile ottimismo rendono questo romanzo davvero particolare e costituiscono la sua maggior attrattiva. Quello che sarebbe stato un romanzo gotico come molti altri, diventa qualcosa di completamente originale grazie all’infusione di comicità e realismo portata dalla protagonista Bessy. Che dire, per fortuna ho già sullo scaffale l’unico altro romanzo al momento pubblicato da Jane Harris, Gillespie and I, che promette molto, molto bene.

* Il romanzo ha la forma di un resoconto scritto in prima persona dalla stessa Bessy anni dopo l’epoca degli avvenimenti. Il linguaggio di Bessy cambia notevolmente dalla prime alle ultime pagine, ed è lontanissimo dalle prime entrate del diario che scriveva a Castle Haivers, prive addirittura di punteggiatura. La scrittura sembra diventare per la protagonista uno strumento di auto-realizzazione ed emancipazione, così come rappresenta qualcosa di molto importante per Arabella Reid, lo sfogo di una necessità intellettuale che il marito – e in generale la società dell’epoca – non avrebbe capito.

 
(Visitate Roberta’s Bookshelf per molte altre recensioni scritte – come avrete notato – pazzescamente bene)